giovedì 20 novembre 2008

La storia della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

La Dichiarazione Universale, insistendo sulla dignità della persona, afferma i diritti fondamentali, senza i quali non possiamo vivere come esseri umani.
Negare agli esseri umani i loro diritti fondamentali significa preparare uno scenario di sconvolgimenti politici e sociali a partire dalla nostra città, con le violazioni dei diritti del cittadino, fino ad arrivare alle guerre ed ai conflitti.

I diritti umani entrano nella vita quotidiana di ciascuno, uomo, donna, bambino, eppure in questi ultimi cinquant’anni siamo stati testimoni di manifestazioni gravissime, contrarie allo spirito e alla lettera della Dichiarazione Universale. Si sono combattute più di 150 guerre con milioni di morti e di rifugiati. Abbiamo assistito alla barbara soppressione dei più fondamentali diritti dei popoli e delle persone (lo testimoniano, tra l’altro, i rapporti di Amnesty, dal 1961 in poi). Assistiamo alla morte di milioni di persone per fame.

La nascita della Dichiarazione Universale
Alla fine della seconda guerra mondiale ci si guardò indietro con orrore: più grave ancora delle rovine materiali, era il disastro morale, la violenza fatta ai diritti dei singoli e dei popoli interi, causa della perdita di tante vite umane. Lo sterminio degli ebrei, le esplosioni atomiche, costituivano, ciascuno a modo suo, terrificanti dimostrazioni di un potenziale distruttivo presente nell’umanità.
"Mai più" era allora la consegna: si cercava il massimo di garanzia che la pace e i diritti dei popoli sarebbero stati d’ora innanzi rispettati. In questo spirito fu steso nel 1945 lo Statuto dell’ONU, il cui preambolo indicava come obiettivo quello di salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità", e riaffermava "la fede nei diritti fondamentali della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole".
Essa fu approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea dell’ONU
L’autentica universalità della Dichiarazione consiste nella sua capacità di riflettere istanze fondamentali, riscontrabili in ogni cultura del nord e del sud e nella grandi tradizioni religiose, d’Oriente e d’Occidente, istanze riconducibili all’esigenza di un rispetto e di uno sviluppo integrale della persona. Essa è il punto di incontro e di raccordo di concezioni diverse dell'uomo e della società, di diverse religioni e culture.


La struttura della Dichiarazione Universale
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce due tipi di diritti: i diritti civili e politici,
e poi, i diritti economico, sociali e culturali, la cui importanza è stata riconosciuta più di recente, nel momento in cui ci si rese conto che senza l’affermazione reale di questi ultimi il godimento dei diritti civili e politici rimaneva puramente formale.
Nella Dichiarazione Universale i due tipi di diritti sono indivisibili. La Dichiarazione si compone di un preambolo e di 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona.

Il preambolo collega il mancato rispetto dei diritti umani agli "atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità " con chiaro riferimento a quanto successo nella 2a guerra mondiale (campi di sterminio ecc.), e indica il rispetto di tali diritti, fissati in una concezione comune " ideale da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le nazioni" come unica via per un futuro di pace e di libertà. Per questo motivo il preambolo costituisce la piazza su cui è stato costruito il tempio.

Gli artt.1-2 stabiliscono, come principio fondamentale, che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti" e rappresentano quindi la base dell’edificio.
Gli artt. 3 - 11 fissano diritti e libertà individuali (diritti civili e politici) e sono la prima colonna del tempio.
Gli artt. 12 - 17 stabiliscono i diritti dell’individuo nei confronti della comunità in cui egli vive (diritti civili e politici) e costituiscono la seconda colonna del tempio.
Gli artt. 18 - 21 sanciscono la libertà di pensiero e di associazione (diritti civili e politici) e formano la terza colonna del tempio.
Gli artt. 22 - 27 enunciano i diritti economici, sociali e culturali, la quarta colonna del tempio.
Gli artt. 28, 29 e 30 danno delle disposizioni che riguardano la realizzazione di questi diritti l'art.30 ribadisce questo ultimo concetto che l'esercizio dei diritti non può essere utilizzato per distruggere i diritti e le libertà sanciti dalla Dichiarazione. Ciò vuol dire che non si può esercitare la libertà di pensiero o di associazione per svolgere delle attività che mirino all'instaurazione di un regime liberticida. Questi ultimi articoli formano il frontone del tempio.
Nella Dichiarazione vi è una predominanza di diritti civili e politici rispetto a quelli economici, sociali e culturali. Tuttavia questi diritti sono egualmente importanti ed indispensabili dato che se una delle colonne venisse a mancare, l’intero tempio crollerebbe.

Codificazione dei Diritti Umani, Legislazioni successive
La codificazione dei diritti umani si è sviluppata a partire dagli anni '60. Non tutti i diritti umani hanno però trovato un riconoscimento all'interno delle norme giuridiche internazionali soprattutto per quanto riguarda il diritto allo sviluppo, all'ambiente, alla pace che sono i cosidetti diritti di terza generazione.

I diritti umani infatti vengono storicamente divisi in:

diritti di prima generazione: che comprende i diritti civili e politici (diritti del singolo);
diritti di seconda generazione: che comprende i diritti economici, sociali e culturali (diritti del singolo);
diritti di terza generazione: (successivi alla Dichiarazione del 1948) che comprende i diritti all’autodeterminazione dei popoli ( Risorgimento italiano nel 800, e nel 900 il colonialismo), alla pace, allo sviluppo, all’ambiente, donna, infanzia. Essi si configurano più come diritti dei popoli o dell’umanità nel suo complesso più che diritti del singolo, come nel caso dei diritti di prima e seconda generazione;
diritti di quarta generazione: manipolazioni genetiche (diritto all’integrità del patrimonio genetico), Bioetica, Tecnologie dell’informazione (diritto di accesso alle informazioni es. Cuba, e diritto alla riservatezza), mondo animale (diritto dell’animale a non subire sofferenze inutili).

Diritti generazioni future: diritto ad un ambiente non contaminato e non depauperato delle risorse vitali.